Cappella Pontano

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Cappella Pontano

Lungo il solco vibrante di Via dei Tribunali, dove il rumore della vita napoletana è una musica costante, esiste una pausa di silenzio e armonia. È quasi un segreto custodito alla luce del sole: la Cappella Pontano.

Molti ci passano accanto distratti, travolti dal flusso del Decumano Maggiore. Eppure, questo piccolo guscio di marmo e piperno è uno degli scrigni più puri del Rinascimento in città.

Non cercate qui l'opulenza del Barocco che domina Napoli. Trovate, invece, l'eleganza intellettuale dell'Umanesimo.

La volle, nel 1492, il grande umanista e poeta Giovanni Pontano, come eterno atto d'amore per la moglie Adriana Sassone. È un monumento intimo, un dialogo tra l'architettura classica e il sentimento personale. La sua facciata, scandita da lesene e iscrizioni latine, contrasta con il caos variopinto della strada, invitando a una scoperta inaspettata.

Entrare (quando la si trova aperta) significa lasciarsi alle spalle il presente e accedere a un tempo sospeso. L'interno, raccolto e solenne, è un capolavoro di proporzioni, culminante nel pavimento in maiolica smaltata che ancora brilla di luce antica.

La Cappella Pontano non è solo un monumento; è una dichiarazione di bellezza e cultura , un rifugio per l'anima che testimonia l'altra faccia di Napoli: quella colta, raffinata e capace di custodire tesori inestimabili nel cuore pulsante della sua quotidianità.