Ossa e leggende: il Cimitero delle Fontanelle
Il Cimitero delle Fontanelle, nel cuore del Rione Sanità, è una delle mete più intense e suggestive di Napoli. Nato — tra le cave di tufo — come ossario in tempi segnati da peste e epidemie, oggi custodisce migliaia di resti: un ricordo doloroso, ma anche uno dei più forti simboli della memoria collettiva.
Visitare le sue navate significa confrontarsi con un passato stratificato: le “anime pezzentelle”, il rito dell’adozione di una capuzzella, le leggende delle “anime abbandonate”, gli aneddoti — a metà tra pietà e superstizione — che hanno attraversato secoli.
In questi corridoi di pietra, Napoli mostra il suo volto più cupo e insieme più umano: il senso dell’abbandono, della solidarietà, del ricordo — e forse anche della speranza.
Il Real Albergo dei Poveri: architettura di un sogno illuminista
All’opposto, il Real Albergo dei Poveri rappresenta un ideale sociale incarnato in pietra. Progettato nel Settecento dall’architetto Ferdinando Fuga per volontà di Carlo III di Borbone, era destinato ad accogliere “gli invisibili”: poveri, orfani, malati, emarginati. Un progetto ambizioso, che univa architettura, solidarietà e visione sociale.
Oggi, in una Napoli che rilegge il proprio passato, l’Albergo riemerge come simbolo di memoria e rinascita. Le sue sale — antiche, monumentali — si aprono occasionalmente al pubblico con iniziative culturali e mostre, come l’esposizione del 2025 che ha mostrato il Refettorio monumentale riaprendo in parte i suoi spazi al racconto cittadino.
Camminare tra i suoi portici, immagini scolpite, cortili monumentali significa misurare la tensione di una città che ha saputo guardare alla vulnerabilità come una sfida di civiltà.
Un itinerario “fuori le mura”, per guardare Napoli da dentro
Questo percorso non è un semplice tour: è una narrazione trasversale che attraversa la Napoli invisibile — quella della pietà cristiana, dell’assistenza, della memoria collettiva, delle radici profonde.
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È un invito a guardare al di là del “cartolina da cartolina”, fino a esplorare la complessità sociale e storica di una metropoli medianica.
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È un modo per comprendere quanto spiritualità e solidarietà siano intrecciate nella mentalità napoletana.
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È, forse, l’esperienza più autentica che un visitatore possa vivere: non solo vedere monumenti, ma sentire storie.